Dopo molto tempo aggiorno le Cronache di Guerra. Quante cose sono successe. Quante emozioni.
In primo luogo rassicuro tutti quelli che mi hanno scritto che sto bene. Mi avete scritto in molti e a qualcuno forse non ho risposto, e me ne scuso.
Vi racconto quello che è successo in questi dodici giorni.
Iniziamo dal principio. Questa guerra è scoppiata nelle prime ore di venerdì 13 giugno (noto solo ora la data sfigata). Io ero ad una conferenze a Nachsholim, un ridente kibbutz dove la gente lavora come albergatori (nel nostro residence) e come pescatori (ci davano pesce a pranzo, cena e colazione). Io già dal giorno precedente mi stavo ammalando e quella notte sono stato parecchio male. Quello di cui mi ricordo è che mi è arrivato un messaggio sul telefono in ebraico, che io ho bellamente ignorato. Il giorno dopo mi hanno detto che sono anche suonate le sirene dell'allarme missile durante la notte, ma io neanche me ne sono accorto.
Quel venerdì era anche l'ultimo giorno della conferenza, e gli organizzatori si sono trovati nell'imbarazzante situazione di dover annunciare che lo spazio aereo è chiuso (dopo aver passato il resto della settimana a rassicurare i partecipanti che qui è tutto tranquillo).
Sono poi tornato a casa ad Haifa e nel giro di un paio di giorni mi sono rimesso completamente. A partire dal giorno dopo sono iniziati gli attacchi. Siamo partiti da tre attacchi al giorno fino a un attacco al giorno, negli ultimi tre giorni di conflitto prima del cessate il fuoco.
Come si svolgevano gli allarmi missile
Prima dell'allarme vero e proprio c'è il pre-allarme, con quale si viene avvertiti sul cellulare che nel giro di qualche minuto sarebbe suonata la sirena. Si ha quindi tutto il tempo di raggiungere shelter pubblico. Una volta mi è capitato di vedere il pre-allarme quando ero per strada. In quel momento, vedi che tutti quanti tirano fuori il telefono, cambiano sguardo e iniziano a correre verso lo shelter.
Gli shelter sono di solito l'ultimo piano in fondo di un parcheggio sotterraneo. Di solito sono attrezzati con qualche sedia e dei tavoli; ci sono anche dei giochi per i bambini e spesso c'è anche il wi-fi (io mi portavo dietro il laptop e lavoravo). Gli spazi sono ampiamente sottoutilizzati: io al massimo ho visto 60-80 persone, quando ci potrebbero stare tranquillamente 5000 persone.
A meno ché tu non sia proprio sull'entrata dello shelter (e in tal caso è meglio mettersi a correre verso il fondo), la sirena non riesci a sentirla. Riuscivo però a sentire in lontananza i missili di Iron Dome (la contraerei israeliana), perché hanno le batterie abbastanza vicine a dove abito. Le due volte che fu colpita Haifa sono riuscito a sentire, abbastanza distintamente, il suono delle esplosioni, anche quando l'impatto era ad alcuni kilometri dallo shelter.
Dopo circa 20 minuti che sei nello shelter, l'emergenza finisce e si esce dallo scelter.
Danni
Haifa è stata colpita due volte. Grazie a Dio, io non mi sono mai fatto male, ma putroppo ci sono stati alcuni feriti (da notare che per le autorità israeliane, conta come ferito anche chi riceve un trauma psichico dall'attacco).
Un paio di giorni dopo il primo missile, sono andato a vadere il luogo dell'impatto. Avvicinandomi ho visto un sacco di soldati. Pertanto ho deciso di non fermarmi per non destare sospetti, né ho scattato fotografie: il censore militare non vuole che si facciano foto ai luoghi dell'impatto, né tanto meno che si divulghino, perché l'Iran potrebbe utilizzare quei dati per ricalibrare i missili e migliorare la precisione.
L'edificio danneggiato in realtà non è stato colpito direttamente da un missile, ma da frammenti di missile distrutto da Iron Dome che hanno poi sviluppato un incendio. Sull'edificio sono state appese tantissime bandiere israeliane, quasi a dire "qui lo stato c'è".
Mi hanno anche spiegato che l'esercito israeliano risarcisce i danni subiti dagli attacchi nemici (e ci sono quelli che cercano di farci la cresta, dichiarando come danneggiate da attacco oggetti che erano già rotti).
Conclusione
Grazie a Dio ora è scoppiata la pace, e speriamo che perduri. Se venite a visitare questo paese, trovate qui una mappa degli shelter pubblici.