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Sulla sentenza della corte costituzionale riguardo il cognome materno

In pratica la corte costituzionale ha deciso che è incostituzionale la norma per cui viene assegnato automaticamente il cognome paterno. La norma precedente a questa sentenza sanciva che si potevano attribuire entrambi i cognomi, ma quello paterno era automatico. Prima ancora la norma era che si trasmettesse solo il cognome paterno.

Forse non sono stato preciso a sintetizzare la situazione e forse ho anche scritto anche qualche boiata: la modalità con cui si trasmette il cognome è un argmento che verso il quale nutro scarso interesse. Per quel che mi riguarda bisognerebbe abolire nome e cognome, tanto alla fine per lo stato non siamo altro che dei codici fiscali. Per spiegarmi meglio: non intendo dire che dobbiamo smettere di chiamarci l'un l'altro usando nome e cognome (se dite "Davide" io mi giro). Intendo dire che le leggi dello stato non dovrebbero fare alcun riferimento al concetto di nome o di cognome ma solo al codice fiscale (per quelli che dicono che il CF si ricava dal nome: si può usare un sistema tipo quello tedesco in cui il CF è solo una stringa di cifre).

Ritornando alla sentenza in questione, vari commentatori hanno trionfalmente parlato di "rivoluzione", di "sconfitta del patriarcato" [1] e altre simili parole di elogio. Tutto bellissimo e in effetti, se uomini e donne sono uguali, è davvero difficile non rallegrarsi per questa sentenza (e io ben mi guardo dal suggerire che questa sia stata una decisione ingiusta).

Però, rimane un problema. Questo problema è l'art. 1950 del codice dell'ordinamento militare. Esso afferma (evidenziazioni mie):

  1. Sono soggetti alla leva:

a) i cittadini italiani di sesso maschile [...];

b) gli apolidi di sesso maschile [...].

e dunque è chiaro che le donne sono escluse dalla leva [2].

Ora, io mi chiedo: questa norma non è un cicinin incostituzionale? Signori giudici, la corte costituzionale non ha nulla da dire in proposito? Il mio modestissimo parere è che, se uomini e donne sono uguali, allora questa disparità di trattamento è intollerabile. Assai più intollerabile della norma che automatizza la trasmissione del cognome paterno.

Concludo con una piccola riflessione riguardante quei personaggi che si battono per i pari diritti e in particolare per la cosiddetta "parità di genere". Orbene, tali personaggi sono soltanto una massa di ipocriti che, nei fatti, difendono la "parità di genere" solo quando fa comodo a loro. Per capirci, li vedrete protestare perché non ci sono abbastanza donne in un consiglio di amministrazione, ma non li vedrete mai lottare per avere tante donne quanti uomini a lavorare in miniere. Oppure li vedrete subito prendere la parte della moglie quando un padre abusa di lei o dei figli, ma mai il contrario.

E non li vedrete mai lamentarsi del fatto che solo gli uomini sono sottoposti alla leva.

PS Per la cronaca, in alcuni stati, ad esempio Israele, la leva è obbligatoria sia per gli uomini che per le donne.

[1] Avete mai notato come le femministe fanno uso della parola "patriarcato" nello stesso modo con cui i cristiani usano la parola "satana"?

[2] In Italia la leva entra in azione solo in caso di emergenza bellica. Faccio notare che la situazione ucraina ci ricorda che l'umanità non si è ancora liberata della guerra; le guerre possono scoppiare e gli stati possono obbligare i propri cittadini ad andare al fronte a prendersi delle pallottole in testa. Il governo Ucraino proibisce ai suoi cittadini maschi (dai 18 ai 50 anni d'età, mi pare) di abbandonare il paese affinché possano essere arruolati.

Bufale sullo ius soli

Leggo questo articolo che contiene una pseudo-intervista a Monica Cirinnà dai contenuti più disparati. Dico pseudo-intervista perché non è della forma domanda-risposta, ma le opinioni di Cirinnà (e soltanto le sue) vengono citate più e più volte tra virgolette, tanto che non si capisce se le parti che non sono virgolettate sono il pensiero del giornalista o di Cirinnà. Ci sarebbero molte cose da dire su questo articolo, ma mi concentrerò solo su questo paragrafo che riguarda lo ius soli:

Più complessa la questione della legge sulla cittadinanza. Se ne parla da vent'anni, ma sotto i colpi delle destre, l'Italia è rimasta ferma allo ius sanguinis. I bambini figli di stranieri nati in Italia non sono cittadini italiani, ma si trovano nel limbo della non cittadinanza. Tutto bloccato, dopo lo stop finale durante il governo Gentiloni e proprio a un passo dall'approdo. «Facciamo che sia l'aula delle Camere a stabilire chi vince e chi perde questa partita dei diritti, ma lo ius soli o meglio lo ius culturae deve riprendere il suo cammino. E poi Salvini non è diventato europeista, pro euro. Potrebbe convertirsi anche su leggi che sono semplicemente europee», invita Cirinnà. (evidenziazioni mie)

Ci sono almeno due bufale (o fake news in italiano moderno) in questo paragrafo.

La prima è che nessuno, che nasce in Italia, finisce nel "limbo della non-cittadinanza" (che espressione altisonante). Per capirlo basta guardare l'art. 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 91

  1. E' cittadino per nascita: a) il figlio di padre o di madre cittadini; b) chi e' nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi, ovvero se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale questi appartengono.

  2. E' considerato cittadino per nascita il figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinanza.

Se un bambino nasce in Italia si presentano quattro possibilità:

  • se ha almeno un genitore italiano, ottiene la cittadinanza italiana per ius sanguinis (comma 1 lett. a);

  • se ha entrambi i genitori che sono o apolidi o ignoti, ottiene la cittadinanza italiana (comma 1 lett. b prima parte);

  • se ha un genitore cittadino di un Paese che in cui la cittadinanza si trasmette per ius sanguinis (cioè il genitore trasmette la cittadinanza al figlio), ottiene la cittadinanza di quel paese;

  • se entrambi i genitori sono cittadini di Paesi la cui legge sulla cittadinanza non prevede che i bambini nati all'estero da cittadini di quel Paese ottengano la cittadinanza di quel Paese, allora ottiene la cittadinanza italiana (comma 1 lett. b seconda parte).

Quindi nessun nato in Italia finisce nel "limbo della non cittadinanza".

La seconda è quando si parla di ius soli come legge europea. Non si chiarisce bene cosa significa "legge europea" e quindi proveremo a dargli due diverse interpretazioni.

Se si riferisce a "europeo" come legato all'Unione europea, beh, l'unico aspetto dell'UE legato alla cittadinanza è quello della cittadinanza europea. La cittadinanza UE è istituita con il trattato di Maastricht e non sostituisce le cittadinanze degli stati. Si dice solo che è cittadino europeo chi è cittadino di un paese UE. Non si introduce nessun vincolo per gli stati su come dare la cittadinanza. Nemmeno si richiede che gli stati debbano ammettere la doppia cittadinanza: l'Austria non ammette la doppia cittadinanza. Quindi parlare dello ius soli come legge europea nel senso legata alla UE è sbagliato.

(Per la cronaca, qualche anno fa Juncker polemizzò con Malta perché, a suo dire svendeva la cittadinanza europea agli oligarchi russi. Mi pare, ma potrei, che bastava comprare un immobile dal valore superiore al milione di euro per ottenere la cittadinanza maltese. Può non piacere, può essere una legge cretina, ma Malta aveva tutto il diritto di farla, con buona pace di Juncker.)

Ma torniamo al concetto di ius soli come "legge europea". Forse Cirinnà intendeva dire che lo ius soli è un legge molto diffusa in Europa. Prima di controllare se sia vero o non capiamo che cos'è lo ius soli. Lo ius soli è quel principio per cui uno è cittadino di uno Stato se è nato in quello Stato e almeno uno dei due genitori ha risieduto legalmente in quel paese per un certo numero di anni. Per fare un paio di esempi. Se una donna incinta passa per caso negli USA e partorisce, il figlio è americano; non c'è alcun requisito di residenza nei riguardi dei genitori. In Germania invece è cittadino chi nasce lì e uno dei genitori è residente in modo continuativo da almeno otto anni. Non è invece ius soli una legge che dà la cittadinanza a chi è nato in quel paese da genitori nati anch'essi in quel paese (possiamo parlare di doppio ius soli, che interessa gli immigrati di terza generazione, non quelli di seconda generazione). Perché escudo il "doppio ius soli"? Perché di solito i difensori dello ius soli dicono di dare la cittadinanza ai figli di immigrati, non ai figli dei figli degli immigrati.

Stando così le cose guardando la wikipedia, uno scopre che lo ius soli, in Europa, è adottato solo da Germania, Grecia, Irlanda (con forti limitazioni), Portogallo e Regno unito (in Francia, Lussemburgo, Spagna e Malta hanno il "doppio ius soli"). Tutto qui. Solo cinque Paesi su una quarantina di Paesi europei adotta lo ius soli. Quindi anche dire che lo ius soli è assai diffuso in Europa è falso.

Magari in un altro post spiegherò perché lo ius soli è un principio sbagliato, senza guardare quello che fanno gli altri paesi.

Emergenza obiettori!!!1!

Leggo questo articolo in cui si racconta che il Lazio ha cambiato le regole riguardo l'aborto farmacologico, rendendole più permissive. Tra le varie cose leggo questo intervento.

"Servono almeno 100 ginecologi non obiettori - spiega la presidente di Laiga 194 Silvana Agatone - Nel Lazio circa il 74% dei ginecologi si rifiuta di praticare l'aborto e questa percentuale è troppo alta, deve scendere al 50% se si vuol dar seguito a questa importante svolta".

Orbene, questa è una sciocchezza (salvo il dato del 74% di obiettori che è corretto). Di solito si mostra il grande numero (in percentuale) di obiettori di coscienza per dire che è difficile abortire, che bisogna fare dei concorsi a parte per non obiettori, che bisogna abolire l'obiezione di coscienza... Il punto è che questo dato (la percentuale di obiettori sul totale dei medici) non ha alcuna rilevanza in tal senso. Facciamo un esempio. Diciamo che in una certa città ci sono 100 ginecologi e solo 10 di questi siano obiettori. Una situazione del genere secondo taluni sarebbe ottima. Però... se diciamo nel giro di un anno vengono fatte poche decine di aborti capite che è uno spreco avere ben 90 medici non obiettori.

Il dato da vedere per capire se sono tanti o pochi i non obiettori è il numero di aborti fatti dai medici non obiettori per unità di tempo. Ci viene in aiuto la relazione annuale sull'ivg, pubblicata sul sito del Ministero della Salute. A pagina 57 scopriamo che il numero di aborti settimanali fatti in media da ciascun non obiettore della regione Lazio è stato di 2,0 nel 2018. Tra l'altro il trend è in decrescita visto che negli anni 2015, 2016 e 2017 era di 3,8, 2,6 e 2,4 rispettivamente. Visto poi che la maggior parte degli aborti in Italia si fa per suzione o con la cannula di Karman -- procedure che durano qualche decina di minuto, un'ora a stare larghi considerando tutte le complicazioni -- si può tranquillamente dire che non c'è nessuna carenza di medici abortisti. Anche considerando la struttura in cui questo dato è massimo, si arriva a 6,9 aborti a settimana per non obiettore, che ancora è un carico di lavoro basso (un po' più di un aborto al giorno, considerando una settimana lavorativa di 5 giorni).

Allora perché ci dicono che bisogna aumentare il numero di medici che praticano aborto? Malafede? Non credo. Credo che il problema sia più che altro la dilagante ignoranza matematica e statistica degli italiani.

L'oroscopo del covid

Negli ultimi tempi ho visto molta gente sui social network che condivideva appelli che esortavano a vaccinarsi contro il Covid. Alcuni si spingevano a introdurre l'obbligatorietà del vaccino (per inciso, allo stato attuale i vaccini disponibili sono ben pochi rispetto alle persone da vaccinare; parlare di obbligatorietà è prematuro e ozioso). Si esortava a stare "dalla parte della scienza" (come se fosse una fazione o un partito politico) o ad "ascoltare la scienza" (quasi fosse un oracolo).

Il problema di questi appelli è che spessissimo sono insulti gratuiti verso coloro che nutrono dubbi nei confronti dei vaccini o che non intendo vaccinarsi (ok, non sono "insulti" nel senso stretto del termine. Si evita di dire idiota no-vax, assassino irresponsabile, bensì, con malriuscita ironia, guarda che Bill Gates ti inetta il 5G per controllarti e renderti schiavo del NWO dando quindi del credulone a chi non si vaccina).

La mia impressione è che questo non è il modo migliore per convincere la gente a vaccinarsi: insultare gli altri non ha mai portato nessuno dalla propria parte. L'approccio più "scientifico" sarebbe quello di spiegare che i vaccini sono (sostanzialmente) innocui [1], che è importane avere una buona copertura vaccinale, etc. Ovviamente tutto ciò costa molta più fatica e soprattutto necessita di ottime conoscenze mediche (che pochi hanno), mentre è molto più facile condividere acidi appelli. Anzi, oserei dire che quest'ultimo modo di fare è controproducente: si va a creare un compattissimo fronte no-vax che poi diventa difficilissimo da erodere.

Allora perché si continua a insultare chi non vuole vaccinarsi? Perché ci si ostina in questo comportamento antiscientifico da parte di quelli che "ascoltano la scienza"? Semplice. Perché a chi rilancia questi appelli non gliene frega nulla della scienza. A loro interessa sentirsi "dalla parte del bene" e visto che è passata l'idea che i vaccini sono il Bene(TM), chi non si vaccina non è altro che immonda feccia e servitore di satana. Da ciò segue che questi malvagi no-vax possono essere presi a pesci in faccia per la pubblica via.

La conferma di quanto ho scritto ce l'ho avuta oggi. Come ogni anno, a fine dicembre vengono pubblicati degli oroscopi per l'anno successivo (l'anno scorso dicevano che il 2020 sarebbe stato un anno luminoso). Orbene, ho visto che i sedicenti "ascoltatori della scienza" condividevano allegramente il loro oroscopo.

Quindi, smettetela con questi stupidi appelli che non servono a niente e sono potenzialmente dannosi. Tra l'altro c'è un altro problema non secondario. Se ci si abitua a coprire di insulti chi ha delle riserve su i vaccini così come su altri argomenti sensibili, quando arriva un tecnico (questa volta davvero competente) che dice no, aspetta un attimo, bisogna precisare che... questo non potrà esprime il suo parere.

[1] Frase detta per enfasi retorica. Non ho sufficiente competenza per affermarla certamente, coerentemente con quanto scritto nella frase successiva.

Potenza

Oggi vi racconterò una barzelletta nerd. Sono abbastanza sicuro che qualcun altro aveva già inventato questa storiella.

Si racconta che durante un esame di Fisica 1 il professore chiese al candidato (studente di Ingegneria) quale fosse l'unità di misura della potenza. Lo studente prontamente rispose: «Il chilowattora... all'ora.»

(Amici ingegneri non prendetevela male: qui si ride e si scherza.) L'ironia sta nel fatto che molti ingegneri, soprattutto quelli elettrici, misurano assai spesso l'energia in kWh quasi dimenticandosi del joule (1 kWh = 3,6 MJ). Pertanto ad essi verrebbe spontaneo misurare la potenza (energia per unità di tempo) in chilowattora all'ora. Ovviamente nessuno si sognerebbe mai di fare una cosa del genere ma userebbe il watt.

Ovviamente? Forse non così tanto:

image

"Nel complesso, la mia analisi suggerisce che un video su Netflix nel 2019 consumava in genere 0,12-0,24 kWh di elettricità all'ora" (evidenziazioni mie)

Lo screenshot è tratto da questo articolo.

PS 120-240 W di potenza consumata per un servizio di streaming. Sono l'unico a cui sembra inverosimilmente alta questa stima?

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